Villa Toeplitz - La villa

 
Una villa di inzio NovecentoVilla 4 daVideoDrone
fra tradizione lombarda e modernità

 
La villa padronale risale nella sua struttura originaria al 1904, quando fu progettata dall’ingegnere varesino Alfredo Speroni per la famiglia Frey. Si trattava di una villa più modesta dell’attuale, utilizzata come residenza di campagna, in un periodo in cui il territorio di Varese era divenuto, dalla seconda metà dell’Ottocento, meta privilegiata di villeggiatura non solo da parte di famiglie storicamente legate al luogo, ma anche di persone provenienti dai paesi europei.
Dopo un breve passaggio alla famiglia Hannesen, Giuseppe Toeplitz la acquistò nel 1914, ma, a causa della guerra, poté iniziare i lavori di ristrutturazione solo tra il 1920 e il 1926. Per il progetto fu chiamato nuovamente l’ingegner Speroni, con cui collaborò l’architetto romano Armando Brasini, noto per il suo stile che univa, anche fantasiosamente, elementi dell’architettura classica, rinascimentale e barocca, secondo i principi dell’eclettismo ottocentesco di Camillo Boito
 
 
Villa 2Gli interventi riguardarono, principalmente, l’aggiunta del piano della mansarda, la realizzazione della loggia in stile rinascimentale sul lato orientale, l’aggiunta del corpo cilindrico (in foto) nell’angolo sud-ovest e la sopraelevazione della torretta con l’inserimento della specola per l’osservazione astronomica.
Dopo la morte di Giuseppe Toeplitz, la villa fu venduta alla famiglia Mocchetti di Legnano, che nel 1972 la cedette al Comune di Varese. Il parco fu aperto al pubblico, e la villa, dapprima adibita a scuola, nel 2001 fu ceduta in comodato all’Università degli Studi dell’Insubria, che l’ha inizialmente utilizzata come struttura didattica. Oggi è sede prestigiosa per convegni e congressi e ospita tre centri di ricerca, l’International Research Center for Local Histories and Cultural Diversities, la Riemann International School of Mathematics e il Centro di Ricerca sulla Storia della Montagna, della Cultura Materiale e delle Scienze della Terra.
 
 
 
L'esternoVilla 5 Specola
 
La villa è impostata su un basamento in pietra a vista ricavata dalle cave di calcare sopra Barasso, su cui si innesta un paramento in mattoni con lesene angolari in bugnato. Finestre sormontate da timpani o lunette decorate, loggiati, balconi e terrazze panoramiche ravvivano il suo profilo esterno, che a ovest, si apre sul panorama della valle, e ad est verso il parco.
L’ingresso è sottolineato da un portico sormontato da una loggetta con colonne in stile ionico e coperto da un soffitto a cassettoni. La torretta (in foto), già esistente quale elemento tipico di numerose ville varesine e del quartiere di Sant’Ambrogio in particolare, fu dotata per volere di Edvige, appassionata di astronomia, di una cupola metallica apribile: da qui, poteva osservare le stelle, grazie ad una specola realizzata con la consulenza del professor Emilio Bianchi, dell’Osservatorio Astronomico di Brera, che curò personalmente l’installazione delle attrezzature.
 
 
 
Villa 3 LoggiaDurante la seconda guerra mondiale, la presenza di questa torretta con osservatorio costò ad Edvige l’accusa da parte dei tedeschi di essere una spia degli alleati, accusa da cui, tuttavia, fu prosciolta in breve tempo.
Sul lato verso la vallata (in foto), il piano superiore è movimentato da una loggia a sei arcate chiusa da finestre, che si ispira all’architettura del Cinquecento e che si affaccia su un terrazzo panoramico scandito da due grandi aiuole. Il piano inferiore di questo lato della villa è caratterizzato da finestre semicircolari, che ricordano le finestre termali romane riprese spesso, nel XVI secolo, da Andrea Palladio, che ne fece largo uso sia in edifici religiosi che in ville private.
Oltre alla torre sormontata dalla cupola per l’osservazione astronomica, particolarmente originale è la torretta di forma cilindrica che spicca per le grandi vetrate panoramiche curve del piano terra, realizzate con tecniche all’avanguardia per l’epoca.
 
 
 
 
 
L'internoVilla 6 salaClub
 
Anche se permangono alcuni elementi che ricordano il suo passato di dimora aristocratica, l’interno della villa è stato notevolmente modificato nella sua struttura e nella suddivisione degli spazi, in seguito al suo utilizzo dapprima come scuola e successivamente come sede dell’Università dell’Insubria. Nulla resta dell’arredo originario.
Al piano terra, si trova la sala più prestigiosa (in foto), che, con sei ampie finestre ad arco, si affaccia sul panorama della vallata. La stanza è caratterizzata dalla presenza di parquet, porte in legno sormontate da lunette con ferri battuti, un soffitto a cassettoni decorato da raffinati disegni geometrici e motivi vegetali, ed è arredata in stile, con una bella boiserie, librerie, tavolini da gioco e poltroncine.
 
 
 
 
 
 
Villa 7 Scale
 
 
Le scale in marmo che collegano i vari piani sono impreziosite da ringhiere in ferro battuto con motivi che richiamano il Liberty; tra il primo piano e la mansarda, accanto alla scala padronale ma in posizione più discosta, sono ancora presenti le scale di servizio.
Al primo piano, la sala Insubria, oggi attrezzata a sala conferenze, ospita una collezione di carte geografiche antiche che raffigurano il territorio insubre, messa a disposizione dal prof. Renzo Dionigi, rettore dell’Ateneo dalla sua fondazione fino al 2012.
Al piano interrato, è interessante la grande sala che si apre sul giardino, molto luminosa, scandita da aperture ad arco, copertura a volte in mattoni. Sul fondo, la cosiddetta “sala del biliardo” è abbellita da un’esedra semicircolare decorata a mosaico.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
© Tutte le fotografie sono dell'archivio del Centro Storie Locali
 
 
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