Mumford "Il valore della storia locale"

tratto da: Lewis Mumford, Il valore della storia locale, pp. 85-89

Traduzione di Claudia Biraghi

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Tutti noi, in fondo, condividiamo con Walt Whitman l’opinione che non ci sia grasso più gradito di quello che è attaccato alle nostre ossa. È questa convinzione che dà valore alla storia locale: pensiamo che le nostre vite, le vite dei nostri antenati, quelle dei nostri vicini e gli eventi che si sono verificati nella località specifica in cui ci stiamo stabiliti siano di assoluta importanza, al pari delle vite delle persone più lontane da noi, indipendentemente da quanto numerose queste altre possano essere; o da quanto insignificanti possiamo sembrare noi rispetto a loro.

Chi vive nelle grandi città è abituato a identificare se stesso con l’intera nazione: per il londinese, Londra è l’Impero Britannico, e, per il newyorkese, New York rappresenta gli Stati Uniti. Una buona parte della nostra storia nazionale è stata scritta sulla base del presupposto che nella nazione non è successo niente di interessante o importante che non sia, per così dire, passato da Washington, perché sottoposto a pubblico dibattito, o attuato attraverso una legge.

Se la storia non fosse costituita da nient’altro che guerre, elezioni politiche e leggi, ci sarebbe forse qualche verità in queste abitudini e opinioni; ma, da quando Green ha scritto la sua storia del popolo inglese, abbiamo, lentamente, finito per vedere che il soggetto principale della storia è il dramma della vita di una comunità – cioè, in che maniera e a quale scopo le persone hanno vissuto: cosa mangiavano, come si vestivano, a che cosa lavoravano, in che tipo di case trovavano rifugio, quali erano le loro idee, quali le loro convinzioni? Al momento, è quasi impossibile scrivere la storia nazionale secondo queste direttive, poiché le vite e le abitudini delle persone sono diverse da regione a regione, e dobbiamo sapere molto di più di quanto non conosciamo prima di poter anche solo cominciare a comporre tutto questo in un quadro unitario.

Nel fornire i materiali per questo nuovo tipo di storia, le parti più antiche della nazione sono in una posizione più fortunata rispetto a quelle più nuove: nel New England, per esempio, gli storici locali sono attivi sin dall’inizio del XIX secolo e, come risultato della grande massa di materiali che le società storiche locali hanno riportato alla luce, il New England può delineare la struttura di storie regionali ormai classiche come la Economic and Social History of New England di Weeden o la Maritime History of Massachusetts di S.E. Morrison, o la descrizione completa dell’architettura di Salem di Cousins e Riley.

Di questi libri, i primi due sono modelli per storie regionali in grande stile e hanno l’indubbio merito di mostrare l’immenso interesse e rilievo della vita locale in tutti i suoi vari dettagli; dettagli che lo storico nazionale è costretto a sorvolare o trascurare interamente, nel suo tentativo di trattare come una singola unità tutte le comunità regionali tra l’oceano Atlantico e il Pacifico. La Contea di Dutchess ha un passato che è in qualche modo un po’ più povero di quello del New England.

Nella Contea di Dutchess sono confluite e si sono mescolate due diverse correnti di civiltà: la civiltà della proprietà terriera e del commercio, propria degli olandesi, e quella più strettamente unita e comunitaria dei puritani. La Contea di Dutchess storicamente è quella che il geografo chiamerebbe un’area di transizione: su scala ridotta, si è trovata nella stessa posizione del Bacino di Parigi, dove sono confluite, per così dire, due differenti tradizioni: quella del Nord e quella del Sud. I profitti e le perdite derivanti da questa mescolanza e scambio emergono molto chiaramente nell’architettura delle case tuttora esistenti e nella struttura topografica dei villaggi. Il paziente olandese, abituato a edifici in solido mattone nella madre patria, colse ogni opportunità per costruire con pietre o mattoni la sua casa nuova: la vecchia chiesa a Fishkill o la Winegar House sulla strada da Leedsville ad Amenia Union sono esempi della sua architettura massiccia.

Quando l’abitante del New England arrivò in queste nuove parti della nazione come singolo individuo, anziché come membro di una corporazione municipale, non portò con sé il common2, e questa assenza di uno spazio aperto e pubblico, o la sua riduzione a una semplice striscia, come a Pawling, segnò una grave perdita per la vita dei villaggi della Contea di Dutchess. A chi conosce la storia iniziale di questa regione non servono segnali di confine per sapere che Sharon è nel Connecticut e Amenia è nello stato di New York: la pianta dei villaggi racconta tutta la storia.

Per avvicinarci un po’ di più a dove siamo, in quasi ogni pietra e ogni pezzetto di storia in relazione con Troutbeck è testimoniata la commistione di origini olandesi, inglesi e ugonotte. Il Delamater Cottage ci ricorda i numerosi nomi di protestanti francesi sparsi nella colonia alle sue origini, il Century Lodge è un eccellente esempio della tradizione olandese nell’architettura di campagna americana, mentre lungo Leedsville Road ci sono un paio di case, su una delle quali è stata ridipinta la data del 1837, che mostrano la penetrazione dell’influenza inglese, con la convenzionale finestra palladiana, ma che si affacciano su un piccolo e stretto portico all’olandese, costruito con il tipico occhio abituato a guardare al confort e alla comodità, con buona pace della moda. Proprio come il naturalista può ricostruire un intero animale partendo dalle poche ossa che può aver trovato in una vecchia cava di ghiaia, così lo storico potrebbe ricostruire gran parte della storia dell’intera nazione, con nient’altro a guidarlo che nomi, luoghi, case, leggende e storie che hanno a che fare con una parte così piccola della Contea di Dutchess quale è il territorio di Amenia.

La storia locale comprende la storia di comunità più ampie molto di più di quanto non faccia la storia nazionale per la comunità locale. Ogni grande evento irrompe sulla nazione come un’onda; ma lascia il suo sedimento nella vita della singola località; e nel frattempo quella vita va avanti, con la propria storia speciale e i propri speciali interessi. Anche il semplice seguire la vita di una singola famiglia, come i Benton, che con il loro lavoro hanno lasciato un segno sulla terra e sul paesaggio di Troutbeck, permette di vedere in una luce brillante e più intima eventi che, analizzati a distanza in un normale libro di storia, costituiscono meri nomi e date, non esperienze vive.

La storia locale ci mostra i Benton che lavorano la terra intorno a Troutbeck per più di un secolo; ce li mostra che contribuiscono ad avviare un lanificio negli anni in cui le guerre napoleoniche e la legge di embargo avevano interrotto la fornitura di articoli di lana dall’Inghilterra; ce li mostra che contribuiscono alla progettazione del canale da Sharon a New York, mentre in tutto lo stato si stavano progettando canali immaginari una volta dimostrato il successo di quello di Erie3 ; le minute di una società letteraria di Amenia mostrano un giovane Benton che suggerisce nomi per le vie della futura metropoli di Amenia; Myron Benton ci viene mostrato mentre ascolta la lontana voce di Whitman, e corrisponde con Thoreau, la cui ultima lettera fu indirizzata a lui; un altro Benton ci viene mostrato mentre va alla Guerra Civile, e vive abbastanza per scriverne in un libro realistico e accurato. Sto semplicemente usando Troutbeck e la famiglia Benton come esempi di un centinaio di altre storie ugualmente interessanti: il preservare queste storie e comprenderle è un passo importante e indispensabile per la comprensione di quanto stava accadendo nel paese in generale. Poiché è relativamente accessibile e immediata, e poiché tratta di fatti concreti e comuni, la storia locale rappresenta ciò che è necessario a scuola per vitalizzare l’insegnamento della storia generale ai bambini, e lo stesso si può dire degli studenti più maturi.

Le cose che possiamo vedere e toccare sono quelle che risvegliano la nostra immaginazione. Gibbon sentì improvvisamente il declino e la caduta di Roma mentre sedeva tra le pietre in rovina del Foro; e, tanto per fare un esempio personale, niente mi ha mai fatto sentire con più intensità la potenza dell’Impero Romano quanto l’aggirarmi tra le mattonelle e le fondamenta di una villa romana nel mezzo di un placido campo inglese. La storia locale riesce a rianimare vicende accadute in un posto; e i fatti di storia locale diventano parte della vita stessa di una persona, molto più di quanto non facciano scene e avvenimenti tratti solo da libri e resoconti di seconda mano. Studiare gli Indiani che un tempo vivevano in America e non individuare su una cartina geografica i toponimi indiani o non riportare alla luce le punte di freccia che ancora ci sono; studiare i coloni olandesi e puritani e non seguire i toponimi e i cognomi che pian piano s’incontrano su e giù per la campagna della Contea di Dutchess; studiare la Guerra di Indipendenza Americana e non essere in grado di riconoscere a prima vista le case che risalgono a quel periodo, o non essere in grado di indicare la posizione delle miniere e delle fucine che fornivano ai soldati moschetti, spade e munizioni; studiare la crescita commerciale degli Stati Uniti dopo la Guerra Civile e non sapere della prima scuola aziendale, avviata a Poughkeepsie poco prima dell’inizio del conflitto e traboccante di allievi già prima che questo finisse - in breve, studiare le astrazioni della storia e non osservare mai la realtà concreta, significa gettare via il pane locale nell’impressione che le pietre importate siano più nutrienti.

Ogni antica parte del Paese è ricolma di segni commemorativi del nostro passato: tombe, cottage e chiese, nomi e leggende, vecchie strade e piste e miniere abbandonate, così come le cose che abbiamo costruito e usato nel recente passato. Tutti questi segni ci avvicinano al passato; e, così facendo, ci avvicinano al nostro presente; perché noi stiamo vivendo la storia oltre a narrarla, e i nostri ricordi sono necessari tanto quanto le nostre anticipazioni. A quanto pare, diversamente dagli individui, le comunità, più vanno avanti con gli anni, più vedono crescere la loro aspettativa di vita: più storia c’è dietro ad esse, più possiamo confidare che ce ne sarà davanti. Un buon passato è garanzia di un buon futuro; e il preservare documentazione di ciò che è venuto prima di noi promuove quel senso di continuità che ci dà fiducia nel continuare il nostro lavoro, con la speranza che i nostri discendenti lo troveranno ugualmente interessante.

La storia locale è una sorta di caposaldo al quale tutti i tipi più diffusi e specialistici di storia devono ritornare, per verifica, come a un punto di riferimento. Il valore della storia locale nello stimolare l’immaginazione e nel dare agli studenti qualcosa di concreto e accessibile su cui lavorare è stato riconosciuto nelle migliori scuole inglesi, e sta cominciando a mettere radici anche in America. A King’s Langley e a Saffron Walden, in Inghilterra, gruppi di bambini hanno progressivamente arricchito di materiali un piccolo museo di storia locale. Se nulla di questo genere esiste nella Contea di Dutchess, i membri della locale società storica potrebbero ben valutare le possibilità di usare il loro materiale; starà a intraprendenti insegnanti di storia utilizzarlo a proprio speciale vantaggio. Il punto è che la storia comincia a casa, inevitabilmente; ma non si ferma lì.

Con la storia locale come punto di partenza lo studente è portato a stabilire tutto un insieme di relazioni che lo conducono nel grande mondo: le baleniere che gettavano l’ancora a Poughkeepsie e in altre città sul fiume lo porteranno nei mari del Sud; la scoperta dell’Hudson lo riporterà alle Crociate; una volta che si comincia a seguire le fila della storia locale, delle usanze locali, dell’industria locale, delle persone locali, si trova che esse conducono in ogni direzione. E questo è il metodo giusto. La storia locale non è un mezzo per alimentare falsi sentimenti di orgoglio per piccole cose, o rivendicazioni esagerate di improbabili virtù locali: al contrario, essa incoraggia un decoroso rispetto di sé: è quella forma di conoscenza di sé che è l’inizio di una conoscenza completa di chiunque altro. Proprio come il racconto della vita di ognuno potrebbe fornire materia ad almeno un romanzo, così il racconto della vita di ogni comunità potrebbe fornire materia ad almeno una storia. Il conoscere quella storia e il trarne piacere è l’inizio di quel sentimento di vicinanza a tempi remoti e a popoli stranieri che tende a fare di noi veri uomini del mondo.